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Come al solito, prima di parlare delle tecniche di potatura del glicine, vogliamo descrivere alcune specifiche caratteristiche di questa pianta. Conoscerla, infatti, permette di gestire ed effettuare meglio le varie operazioni di potatura. Il glicine è un rampicante rustico originario dell’Asia. In natura ne esistono due varietà: Wisteria sinensis e Wisteria floribunda. La prima, originaria della Cina, può raggiungere altezze ragguardevoli, anche trenta metri, mentre la seconda, originaria del Giappone, arriva a un’altezza di dieci metri. Il glicine appartiene alla famiglia delle Fabaceae e, come si sarà capito dal suo nome botanico, al genere Wisteria. La pianta è particolarmente adatta ad essere coltivata nei nostri climi, tipicamente temperati. Le modalità di coltivazione sono abbastanza semplici da praticare su questa pianta. Tra le cure del glicine, rientra anche la potatura, ovvero dei tagli periodici ad alcune parti della pianta che si rivelano danneggiate, inutili o dannose per la forma e lo sviluppo della stessa. La potatura del glicine riguarda sia il rampicante coltivato in vaso, che quello a pieno campo. Le tecniche di potatura del glicine sono simili sia in quello coltivato su terreno che in quello coltivato in vaso. L’unica differenza è negli interventi, più frequenti nel glicine in vaso.
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Il glicine ha bisogno di due specifici interventi di potatura: estiva ed invernale. La prima, da praticare tra luglio ed agosto, serve a stimolare la fioritura e a dare alla pianta un aspetto più ordinato. In questa potatura vanno tagliati i rami di un anno dandogli la lunghezza massima di un metro. Se si vogliono produrre dei piccoli rametti( branche) su un ramo più grande, bisogna lasciarne intatto almeno uno, cioè non bisogna potarlo ( accorciarlo). Durante questa operazione è meglio togliere anche i polloni e gli stoloni ( grossi rami) che si formano alla base. Queste parti tolgono energia alla pianta e le danno una forma asimmetrica o troppo disordinata. Se il glicine nasce da un innesto, i polloni basali saranno molto grossi e vigorosi, poiché trattasi di rami selvatici. La potatura invernale si effettua dopo la caduta delle foglie. Se il clima è troppo rigido, è meglio aspettare la fine della stagione fredda. In questa potatura si accorciano tutti i rami di un anno, lasciando almeno quattro o cinque gemme. Nel frattempo si devono anche eliminare i polloni basali, che rovinano la linea della pianta, e i rami rotti, secchi o danneggiati. Se alla pianta si vuole dare una forma ben precisa conviene scegliere un ramo adatto, non tagliarlo e legarlo in una direzione che permette di ottenere la forma desiderata. La potatura del glicine, sia estiva che invernale, consente di avere delle stupende fioriture e di contenere quella vigoria vegetativa che tende a danneggiare la forma della pianta.
La potatura del glicine si effettua anche per dare una forma ben precisa alla pianta. La forma e la direzione di crescita del glicine, vanno individuate entro i primi due anni di vita della pianta. In genere, dopo aver tolto i polloni basali e accorciato i rami, si trovano uno o più rami da lasciare crescere nella forma e nella direzione desiderata. In poco tempo, questi rami potranno dare vita a un glicine ad alberello, a spalliera, a parete, a colonna, ad albero, a cespuglio, a pergola e a bonsai. In tal caso, più che di potatura di allevamento e formazione si può parlare di potatura “creativa”, perché il risultato e la forma del glicine dipenderanno esclusivamente dalle abilità del potatore. Le stesse tecniche di potatura si possono praticare per il glicine in vaso. In questa condizione, la potatura estiva va effettuata frequentemente, per permettere alla pianta di avere più spazio nel contenitore. Durante il rinvaso va anche effettuata la potatura radicale, ovvero la rimozione delle radici, Il glicine, infatti, è una pianta che presenta la caratteristica di vegetare molto alla base. La vigoria basale, con presenza di polloni, stoloni e radici molto grosse, danneggia gravemente lo sviluppo della pianta in vaso. Le parti basali inutili o in eccesso vanno quindi diradate o eliminate proprio in occasione del rinvaso.
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