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Il Parco nazionale della Majella si trova in Abruzzo, su tre province: L’Aquila, Pescara e Chieti. L’area protetta comprende i massicci montuosi più importanti della zona appenninica, tra cui la Majella, da cui deriva il nome del Parco, il Morrone, il Porrara e i Monti Pizzi. I massicci montuosi, con cime che superano anche i duemila metri, sono caratterizzati da rocce calcaree e dolomitiche. L’asperità del paesaggio montano è addolcita da immense vallate in cui sgorgano fiumi che hanno formato dei bacini ( canyon) visibili anche dai comuni limitrofi. Boschi, grotte e valloni ospitano anche una flora e una fauna di inestimabile valore. La vegetazione e la popolazione faunistica coesistono con sentieri una volta adibiti all’agricoltura e all’eremitaggio. Gli eremiti vivevano infatti negli eremi, strutture ancora ben visibili quando si attraversano i sentieri del Parco della Majella. L’area si estende su oltre 70 mila metri quadri che comprendono ben sette riserve naturali e due riserve regionali. A ciò si devono aggiungere i cinque valloni che attraversano i versanti orientali e nord occidentali del Parco, tra cui spicca quello di Taranta, dove si trova la grotta del Cavallone. Gli altri valloni, anch’essi molto rinomati, ospitano flora e fauna di pregio che esamineremo meglio ai paragrafi successivi.
La storia del Parco della Majella è antichissima e trae origine dalle più importanti ere geologiche. Durante la preistoria, gli sconvolgimenti della crosta terrestre e le variazioni climatiche diedero origine alle rocce calcaree e dolomitiche. I primi insediamenti umani del Parco risalgono a circa 800 mila anni fa, quando agricoltori e pastori utilizzarono le risorse dei boschi per nutrirsi e per praticare l’allevamento e la pastorizia. Non tutti gli antichi abitanti scelsero di dedicarsi all’agricoltura. Alcuni preferirono la vita spirituale, ritirandosi presso piccole casupole a forma di monastero, chiamate “eremi”. La vita delle antiche popolazioni della Majella venne anche segnata da frequenti razzie e ruberie perpetrate da ladri e briganti. I segni di queste ruberie sono ancora presenti nelle incisioni effettuate su alcune rocce, che, per questa caratteristica, vengono chiamate “tavole dei briganti”. L’istituzione del Parco nazionale della Majella avvenne nel 1991, grazie alla legge quadro che individuò le aree italiane da proteggere, tra cui era compresa anche quella del massiccio abruzzese. L’istituzione ufficiale si ebbe però solo nel 1995 quando venne emesso il decreto e quando venne istituito l’Ente gestore del Parco, con sede in provincia di Chieti.
Il patrimonio florofaunustico della Majella è davvero molto vasto. Le specie che insistono nelle aree di montagna e dei valloni sono endemiche e rappresentano proprio le specie di punta della biodiversità del Parco. Tra i 1700 e 1800 metri si trovano i faggi, ma anche tasso, agrifoglio, sorbo, acero, cerro, carpino nero, ornello e alberi da frutto. Presenti anche sottospecie derivate dalla riduzione dei ghiacciai. Tra queste, viola della Majella, ranuncolo magellense, stella alpina dell'Appennino, genziana magellense, tarassaco glaciale, adonide distorta, pinguicola di Fiori, aquilegia della Majella, soldanella della Majella, scarpetta di Venere, ginepro sabino, androsace abruzzese, carice capillare e centaurea di Tenore. Ad altitudini maggiori troviamo il ginepro nano, il sorbo alpino, specie rara, l'uva d'orso, il ginepro sabino e il mirtillo. Nei versanti più mediterranei del Parco troviamo invece il leccio e l’acero di Lobel. Tra le rocce più inaccessibili della Majella, ovvero tra il Vallone di Macchialunga e la Valle dell'Orfento, si trova il pino nero italico, specie spontanea. Tra il Monte Pizzalto, su un’area di circa ottanta ettari, si trovano faggi secolari in cui si notano anche i morsi degli animali domestici portati al pascolo. Molto interessante e oggetto di studio è anche la fauna, tra cui spiccano il lupo appenninico, la lepre, il cinghiale, il camoscio, la lontra, l’orso bruno, la faina, la donnola, la talpa, la volpe, il tasso, il riccio e la martora. L’avifauna comprende invece il falco pellegrino, il falco pecchiaiolo, il fringuello alpino, il gheppio, il lanario, il merlo, lo sparviero e il picchio.
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