Rotazione delle colture

Benefici

Da generazioni, gli agricoltori praticano l’efficace procedura agronomica della rotazione delle colture seguendo uno schema di ordine regolare, predefinito e pianificato. Già menzionata dalla letteratura storica dell’antichità romana e di diverse civiltà asiatiche, questa tecnica si basa sul concetto di alternare, nella stessa posizione dell’orto o del campo dopo un certo numero di anni consecutivi (due o più anni, di solito quattro), l’impianto e la coltivazione di una pianta specifica con un altro tipo, scelto ad hoc in sostituzione (per esigenze nutritive, sviluppo vegetativo, ecc.) e appartenente a una famiglia botanica completamente differente (genere, specie, sottospecie, varietà), per ottenere diversi benefici e mantenere continuità di produzione. Molte malattie dei vegetali sono causate da agenti patogeni (che essendo terricoli possono persistere a rimanere nel terreno per diversi anni) e da specifici organismi parassiti (es. nematodi) e fitofagi (es. il lepidottero piralide del mais, del peperone, ecc.) ed infestanti che, trovando condizioni ambientali ottimali, attaccano una particolare specie di pianta ospite (es. generi di protisti eucarioti appartenenti alla famiglia della Peronospora che colpiscono Crucifere o Cucurbitacee, ecc.), sopravvivono e si riproducono proprio sfamandosene e questa stessa, rimanendo sempre nello stesso posto, anno dopo anno diventa sempre più afflitta. La catena si interrompe con una sequenza di rotazione (es. patate → ravanelli → insalate → senape → cipolle) programmabile per un periodo di due, tre anni o più a lungo, diretta a sostituire la coltivazione della pianta di ortaggio colpito con un diverso genere di raccolto nella stessa area in quanto il nuovo introdotto non ospita, né nutre quell’organismo che così finisce di prosperare e conclude il suo ciclo vitale. In questo modo, la pratica di avvicendamento delle colture a rotazione mantiene sotto controllo l’esplosione dannosa della popolazione di determinati patogeni spesso impedendo la trasmissione di malattie. Funzionando come una sorta di prevenzione o cura dell’incidenza e della gravità di parassiti e di malattie del suolo, riesce a contenere del tutto o in parte le infestazioni di insetti durante la stagione vegetativa contribuendo a ridurre la dipendenza da fertilizzanti supplementari e soprattutto da prodotti chimici agricoli (fitosanitari come diserbanti, antiparassitari, pesticidi, fitofarmaci, ecc.) d’utilizzo costoso oltre che controverso (in quanto potrebbero risultare pericolosi per l'uomo o per gli altri animali e pertanto evitati nell’agricoltura biologica).

La rotazione allarga e massimizza la varietà di colture (a foglia, legumi, raccolta di radice) che, assumendo elementi diversi dal suolo tramite le radici in crescita che si allungano per esplorare meglio profondità diverse, impediscono che nell’orto diminuiscano progressivamente, in modo sproporzionato fino ad esaurirsi, i livelli della stessa gamma di sostanze nutritive utilizzate, servendo così a mantenere o migliorare la fertilità nel terreno con la presenza di elementi specifici di nutrienti. La coltura dissimile, durante la stagione successiva, restituisce al suolo un certo nutriente in precedenza assorbito dall’altra pianta o disegna un diverso rapporto di sostanze nutritive contribuendo ad aumentare resa e profitti netti e interrompendo anche il ciclo di eventuali erbe infestanti, che vengono eliminate. Intanto migliorano le caratteristiche fisiche della struttura del terreno, che diventa meno compattata e degradata da pozzanghere o incrostazioni e, in modo variabile a seconda del clima, dall'erosione operata dal vento e dalla pioggia, migliora la stabilità globale e diventa più efficiente la gestione delle risorse idriche infiltrate. Lo sfruttamento diversificato del sottosuolo è quindi uno degli obiettivi di una rotazione ideale di colture che prevede che quelle preparatrici (o da rinnovo) come i legumi della famiglia delle Leguminosae siano seguiti da ortaggi a foglia che hanno bisogno degli alti livelli di azoto atmosferico fissati in grande quantità (variabile a seconda di quello disponibile, della specie e dell’intervento di altri fattori) come azoto organico nel suolo per effetto dell’assorbimento biologico proprio delle leguminose Fabaceae; dopo le colture a foglia (che aggiungono materia organica con radici, steli, foglie) si possono coltivare quelle da radicamento provviste di radici che, comportandosi diversamente, scendono più in profondità, così i nutrienti e l’acqua vengano utilizzati con maggiore efficacia attraverso le diverse stratificazioni terrose. Dopo tutte le coltivazioni è possibile comunque proseguire una volta all’anno, in un’unica zona a turno della rotazione, con il trattamento agricolo del maggese per lasciare in sosta di riposo la coltivazione orticola per dodici mesi consecutivi in modo da lasciare rigenerare in modo efficace gli elementi nutritivi nel sottosuolo mentre non viene effettuata alcuna lavorazione. Durante la lavorazione conservativa della rotazione, si può anche praticare anche quella di piantagione da sovescio seminando una pianta miglioratrice appartenente alla famiglia delle Leguminosae (piselli, fave, fagioli, fagiolini) appunto per la loro capacità di arricchire il terreno di azoto.

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Rotazione delle colture: Sistemi

Il coltivatore dilettante alle prime armi deve quindi avere presente le diverse famiglie botaniche (es. meloni, zucche, zucche, zucchine appartengono alle Cucurbitaceae) di piante di ortaggi prima che venga il momento in cui dover prendere in considerazione la tecnica corretta di rotazione delle colture, decidere la specie e la sequenza a seconda della natura del suolo dell’orto, del clima e delle precipitazioni. La rotazione colturale può essere a cadenza biennale, triennale (praticata in Europa dalla fine del Medioevo per i cereali, introdotta nelle nazioni nord-occidentali nel X secolo e in Italia dai monaci Cistercensi nelle aziende agrarie dipendenti dal monastero nel XII), quadriennale (lanciata nel XVI secolo da agricoltori inglesi, popolare nel XVIII secolo, chiave di sviluppo nella rivoluzione agraria inglese) o pluriennale. Di conseguenza, per esempio, se sono sempre stati mantenuti pomodori nella stessa zona dell’orto nel corso degli ultimi anni, non bisogna pianificare di sostituirli con melanzane, patate o peperoni essendo anche questi appartenenti alla stessa famiglia tassonomica delle Solanaceae e quindi spesso sensibili alle medesime malattie e insetti, ma con un impianto botanico completamente diverso. Un legume come il fagiolo, ad esempio, non è interessato dalla peronospora del pomodoro, pertanto ruotando i pomodori con i fagioli, i parassiti specifici che incidono solamente sul quel tipo di vegetale sono destinati a morire per la perdita di cibo, così sparisce pure il problema della malattia. Lo stesso dicasi andando a optare su un qualsiasi altro vegetale non appartenente alla famiglia delle Solanaceae, come potrebbero essere i cavoli (Brassicaceae) o i cetrioli (Cucurbitaceae), senza trascurare che i legumi sono i tradizionali da rinnovo: fissatori di azoto atmosferico tramite i noduli radicali, arricchiscono e migliorano apportando sostanza organica al terreno, rendendolo pronto ad ospitare piante più esigenti che riaprono il ciclo.

Tra i numerosi diversi sistemi di rotazione applicabili a orti di ridotta dimensione, le impostazioni dei più diffusi sono basati sulle esigenze nutritive differenti degli ortaggi suddivisi in tre gruppi – a consumo forte di sostanze nutritive (cavoli eccetto cavolo rapa, cetrioli, insalate, melanzane, meloni, patate, peperoni, pomodori, sedani, sedani rapa, spinaci, zucche, zucchini), medio (aglio, aromatiche, barbabietole, bietole, cavoli rapa, carote, cicoria, cipolle, finocchi, porri, radicchio, ravanelli, rucola, scorzonera), debole (fagioli, fagiolini, fave, piselli, prezzemolo) . Oppure, come preferito in orticoltura biologica, sullo sviluppo vegetativo degli ortaggi raggruppati in quattro serie a seconda se da frutto (angurie, cetrioli, fagioli, fagiolini, fave, melanzane, meloni, piselli, peperoni, pomodori, zucche, zucchini), foglia (cavoli, cicorie, finocchi, insalate, radicchi, rucola, sedani, spinaci), radice (aglio, barbabietole, carote, cipolle, patate, porri, ravanelli, rape, scorzonera, sedani rapa), fiori (aromatiche quali maggiorana, borragine, cavolfiori, ecc.).


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