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Il farfaraccio è una pianta dalle riconosciute proprietà officinali. L’erboristeria tradizionale usava gli estratti di farfaraccio per curare la tosse, l’asma e la rinite allergica. La tradizione popolare usa il farfaraccio anche per curare i disturbi del tratto uro-genitale, gastrointestinale, la colecisti e l’emicrania. Sembra che gli estratti di farfaraccio abbiano anche proprietà spasmolitiche., cioè inibenti gli spasmi della muscolatura liscia, infatti si usano per alleviare i dolori mestruali. Le benefiche proprietà del farfaraccio si devono ai suoi componenti principali, quali etasina e isopetasina. Si tratta di due sostanze con un forte potere vasodilatatore che permette di ridurre i fastidi dell’emicrania, inibendo il rilascio delle sostanze che scatenano il mal di testa. Gli estratti della pianta inibiscono anche il rilascio di istamina, la sostanza responsabile dell’infiammazione alla base della congestione nasale e della rinite allergica. Essendo anche emollienti, i principi attivi del farfaraccio favoriscono anche l’espettorazione, calmando il sintomo della tosse. Altri usi della pianta si riferiscono alla sua attività contro l’eccitazione nervosa e l’insonnia. Tra i suoi principi attivi ricordiamo anche: prodotti a base di zolfo, alcaloidi, flavonoidi, sali minerali e inulina. Proprio per la presenza degli alcaloidi, l’uso di estratti di farfaraccio è sconsigliato a chi soffre di problemi epatici.
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Le parti del farfaraccio usate in erboristeria sono le foglie, i rizomi o radici e i capolini dei fiori. Per calmare la tosse si usano le foglie appena raccolte, da cui si ottengono infusi e tisane. La dose consigliata di infuso è di due, tre tazze al giorno da assumere per non più di un mese. L’infuso di foglie si usa in caso di mal di testa, tosse, asma, allergie e altri disturbi dell’apparato respiratorio. Un uso prolungato, infatti, potrebbe danneggiare gravemente la funzionalità epatica. L’infuso di foglie si usa anche per applicazioni esterne, utili in caso di arrossamenti o irritazioni della cute. Le foglie fresche trovano applicazione anche nella cosmesi dove si consiglia di applicarle fresche sul viso per ottenere un effetto decongestionante. Le foglie del farfaraccio si possono anche applicare tritate in caso di bruciature e infiammazioni e per lenire delle piaghe. Alcune parti del farfaraccio sono anche commestibili. I gambi delle foglie giovani, nella varietà petasites hybridus, infatti, si possono consumare bolliti e mescolati con delle bietole. Hanno un sapore simile a quello degli asparagi. Alcune popolazioni, come i giapponesi, usano i picciolo della varietà petasites japonicus come ortaggi arrosto o in salamoia. Il farfaraccio viene anche impiegato per sostituire il sale da cucina, ma il suo consumo deve essere moderato e limitato per via della presenza degli alcaloidi epatotossici. Se ne sconsiglia l’uso anche in gravidanza e allattamento.
Il farfaraccio viene venduto sotto forma di foglie e polvere per infusi e tisane. Per via di alcune recenti ricerche che ne hanno confermato la tossicità epatica e visto l’elevato contenuto di alcaloidi, è impossibile trovarlo in commercio sotto forma di integratore alimentare. Si potrà acquistare, infatti, solo sotto forma di erba sciolta per preparare infusi o tisane. Un chilo di erba sciolta di farfaraccio costa circa 35 euro. Si consiglia sempre di effettuare una comparazione tra i diversi canali di acquisto e di valutare solo i prodotti con il miglior rapporto qualità/prezzo.
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