Ortensia

Le sue origini e la sua storia sono circondante da un alone romantico. Anche il suo nome, tipicamente femminile, suscita tenerezza e romanticismo. Stiamo parlando dell’ ortensia, specie fiorita dall’elevata resa ornamentale e adatta alla coltivazione sia in vaso che a pieno campo. In realtà, a causa della sua vigoria vegetativa, l’ ortensia si presta meglio alla coltivazione all’aperto e in piena terra. La coltivazione in vaso può andare bene solo durante la prima messa a dimora. Il successivo rinvaso va invece effettuato sul terreno del giardino.

L’ortensia è una pianta perenne a portamento arbustivo o rampicante. Appartenente al genere al genere Hydrangea e alla famiglia delle Hydrangeaceae, la pianta è originaria dell’Asia, in particolare di Cina e Giappone e della regione dell’ Himalaya. In Europa venne introdotta nel XVIII secolo da un navigatore che si era innamorato di una donna chiamata Hortense. Fu proprio per celebrare il sentimento per questa donna che il navigatore decise di dare il nome ortensia alla pianta che aveva scoperto durante i suoi viaggi.

L’ortensia è una pianta che può presentare uno stelo o un fusto sia arbustivo che rampicante. Ciò che caratterizza maggiormente questa specie è la bellezza dei fiori. L’apparato fiorale della pianta, ... continua


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      prosegui ... , infatti, è formato da infiorescenze sferiche, dette corimbi, piene di petali variamente colorati. I petali sono in realtà i sepali della pianta. Quelli esterni sono sempre sterili. Gli steli dell’ortensia presentano anche fusti spessi e carnosi che portano ognuno tre foglie verdi lobate e dentate. La colorazione dei fiori dell’ortensia va dal bianco, al rosa, al lilla e al blu. Il colore delle infiorescenze non dipende solo dalla varietà, ma anche dal grado di acidità del terreno. Su terreni acidi, infatti i fiori di ortensia tendono a colorarsi di blu, su quelli alcalini, invece, tendono a diventare rosa. Le infiorescenze dell’ortensia si sviluppano tra la primavera e l’estate.In natura esistono circa ottanta varietà di ortensia, oltre a diversi ibridi dallo straordinario effetto ornamentale. Tra le specie maggiormente conosciute e coltivate per fini ornamentali ricordiamo: l’hydrangea ortensis, l’hydrangea paniculata, l’hydrangea quercifolia, l’hydrangea sargentiana e l’hydrangea arborescens. L’hydrangea ortensis, chiamata anche hydrangea macrophylla o hydrangea opuloides, ha fiori rosa dai petali molto piccoli e un portamento in parte arbustivo. L’hydrangea paniculata è una varietà arbustiva con un’altezza di circa sei metri. I fiori di questa specie sono disposti a piramide e presentano una colorazione bianca. Bianchi anche i fiori dell’ hydrangea quercifolia, specie arbustiva nana e non più alta di un metro. I fiori di questa ortensia, però, tendono a diventare rosa quando la pianta giunge alla maturità. L’hydrangea sargentiana è una varietà che presenta fiori sia bianchi che rosa lilla. L’altezza della pianta raggiunge facilmente i tre metri. L’hydrangea arborescens, invece, presenta fiori bianchi e un portamento decisamente arbustivo. La coltivazione dell’ortensia deve tener conto delle particolari esigenze di questa pianta. Bisogna quindi saper calibrare bene i ritmi delle irrigazioni e delle annaffiature. In fatto di terreno, invece, la pianta non ha particolari necessità e si adatta a qualsiasi tipo di substrato. Nei terreni alcalini, però, i fiori della pianta tendono a diventare rosa. In quelli acidi, invece, le infiorescenze tendono ad assumere una colorazione blu. Per mantenere la colorazione naturale dei fiori conviene scegliere terreni a ph neutro. La diversa colorazione dei fiori in base al ph del terreno dipende dal fatto che l’ortensia è in grado di reagire all’eventuale presenza di alluminio nel suolo. L’ortensia, comunque, cresce bene anche nei terreni acidi. Anzi: suoli troppo alcalini e quindi calcarei potrebbero causare nella pianta la clorosi ferrica, patologia causata da eccessiva presenza di calcare nel suolo. Questa sostanza, infatti, se presente in quantità elevate, impedisce alla pianta di assorbire il ferro. Come già detto, inoltre, la coltivazione dell’ortensia può avvenire sia in vaso che a pieno campo. A causa dell’eccessiva velocità di crescita, la pianta in vaso deve necessariamente essere spostata in piena terra.

      Il terreno ideale dell’ortensia deve essere preferibilmente ricco di humus. Sia in vaso che a pieno campo si può preparare un terriccio di brughiera, cioè ricco di humus, a cui aggiungere foglie e sabbia. Per quanto riguarda l’esposizione, l’ortensia vegeta molto bene a mezz’ombra. Se tenuta in un luogo illuminato, la pianta va spostata all’ombra nel pomeriggio. La pianta coltivata in appartamento può invece stare in una posizione luminosa, ma non al sole diretto. I raggi solari diretti causano infatti il piegamento del fusto. La luce, invece, stimola la fioritura della pianta. L’ortensia è una pianta dal classico ciclo vegetativo primaverile. Di solito, i suoi fiori compaiono ad aprile, in alcune varietà a luglio. La temperatura ideale per la pianta deve dunque stimolare e favorire il processo della fioritura. In genere, per l’ortensia, la temperatura deve essere mite e non superiore ai diciotto gradi. Temperature più elevate bloccano la fioritura. A tal proposito bisogna sapere che l’ortensia, in caso di temperature errate ed eccessivo grado di umidità, può addirittura smettere di fiorire per sempre. Questa eventualità va assolutamente evitata. Ecco perché la pianta non è adatta alla coltivazione in appartamento, dove temperature e umidità tendono a mantenersi elevate. Un primo segnale delle errate condizioni di umidità e temperatura viene testimoniato dai fiori di ortensia che appassiscono e cadono progressivamente. L’ortensia va innaffiata e concimata durante il suo ciclo vegetativo, ovvero durante la fioritura. Gli interventi, dunque, vanno effettuati tra la primavera e l’estate. Il terreno va mantenuto umido ma non inzuppato. Si consiglia anche spruzzare acqua sulla chioma evitando sempre gli eccessi e i ristagni idrici. Questi ultimi, infatti, possono causare gravi malattie fungine. Anche il concime va somministrato tra la primavera e l’estate. In questo caso sono da preferire concimi liquidi da somministrare con l’acqua di irrigazione. In alternativa si possono scegliere anche concimi organici. Visto che la pianta, durante la fioritura, consuma elevate quantità di potassio, il concime per l’ortensia dovrebbe avere un titolo di potassio superiore all’azoto e al fosforo. La coltivazione dell’ortensia può assumere anche degli aspetti artistici. Una delle pratiche colturali più avvincenti nella coltivazione della pianta è, infatti, la potatura. L’ortensia, però, non è una specie che necessita di potature eccessive. In ogni caso, gli accorgimenti e le attenzioni richieste nella rimozione di alcuni parti della pianta, rendono la potatura un pratica da veri maestri del giardinaggio. Gli interventi variano anche in base alla specie coltivata e al luogo in cui questa viene fatta crescere. Le ortensie rampicanti, ad esempio, non vanno potate. I tagli si effettuano solo se la pianta rampicante cresce troppo eccessivamente. In tutti i casi, non bisogna mai potare drasticamente o violentemente. Tutte le ortensie, se potate troppo, tendono a bloccare la fioritura. Le regole per la potatura dell’ortensia prevedono solo la rimozione dei rami secchi e dei fiori appassiti. Gli interventi si effettuano a fine inverno nei climi freddi e dopo la fioritura nei climi più miti. Le ortensie coltivate in appartamento vanno invece sempre potate a settembre. Quando ha raggiunto il sesto anno di età, l’ortensia va potata nella parte basale per favorire il passaggio della luce e la lignificazione del fusto. I rami secchi ed i fiori appassiti, infine, vanno tagliati sopra la prima coppia di gemme, mentre non vanno toccati i rami dell’anno, dove si svilupperanno i nuovi fiori. La rimozione di questi rami ha lo sgradevole effetto di rinviare la fioritura all’anno successivo. I rami produttivi si riconoscono facilmente per la presenza di una gemma nella parte apicale.

      La propagazione dell’ortensia può avvenire per talea e per divisione dei cespi radicali. La talea è la porzione di un ramo prelevato dalla pianta madre. Il prelievo di questa parte va effettuato tra aprile ed ottobre. Questa talea deve essere lunga circa dieci centimetri. La stessa viene privata delle foglie basali e interrata in un contenitore con terriccio organico e sabbia grossolana. Di sicuro attecchimento è invece la propagazione per divisione delle radici. Le stesse radici, prelevate dalla pianta madre, attecchiscono molto facilmente e velocemente.Le malattie dell’ortensia possono essere causate da errori di coltivazione, da eccessi idrici, da funghi e da insetti. Se la pianta presenta foglie di colore marrone e tendenti ad avvolgersi su se stesse, è segno che bisogna somministrare più acqua. L’ingiallimento fogliare può invece essere sintomo di clorosi, una patologia causata da eccesso di terreni calcarei. In questo caso, basta innaffiare con acqua denaturata o non calcarea. L’ortensia può anche essere colpita da patologie fungine; tra queste, la botrite e l’oidio. Le patologie fungine sono spesso causate da ristagni idrici e da eccesso di umidità. Gli insetti parassiti che possono affliggere la pianta sono i nematodi e gli afidi. I primi sono dei piccoli vermi che vivono nel terreno. Questi agiscono in maniera temibile, danneggiando il fusto della pianta, causandone l’annerimento e bloccando la fioritura. I nematodi si combattono effettuando il rinvaso della pianta, ovvero spostandola dal vaso in un vaso più grande o in pieno campo, oppure usando uno specifico antiparassitario. L’insetticida è l’unico metodo praticabile in caso di pianta perennemente coltivata in piena terra. Caldo e siccità possono causare anche gli attacchi degli afidi, insetti succhiatori di linfa chiamati anche “pidocchi delle piante”. Questi insetti si possono combattere spruzzando i germogli primaverili della pianta con acqua e sapone.


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